Umudufu alle medie

10 marzo 2008  
Tema: Umudufu nelle scuole

IL PROGETTO
Il progetto “Umudufu alle medie”, nasce dal desiderio di sensibilizzare e confrontarsi sulle tematiche Nord/Sud del mondo attraverso uno sguardo più ravvicinato alla società Rwandese raccontata attraverso la voce di persone dell’associazione che hanno avuto un contatto diretto con il territorio e con le persone incontrate in questi anni.
Attraverso il racconto delle nostre esperienze, delle nostre conoscenze, attraverso le immagini e la storia del Rwanda vogliamo sostenere la diffusione di una cultura di giustizia, uguaglianza, rispetto, solidarietà e apertura all’altro anche sul nostro territorio.
Non possiamo infatti pensare il miglioramento delle condizioni di vita del Rwanda e più in generale del Sud del mondo come un processo svincolato e totalmente indipendente dalle dinamiche socio-economiche e dagli stili di vita del Nord del mondo.

A CHI È RIVOLTO
Il progetto è rivolto alle scuole medie inferiori ed, in particolare, alle classi terze, con le quali si può impostare un lavoro didattico interdisciplinare.

FINALITÀ
L’obiettivo generale del progetto è di informare, approfondire, sensibilizzare creando conoscenza e coscienza riguardo la storia e la realtà rwandese.
Raccontando la vita quotidiana della popolazione rwandese e le forti problematiche inerenti all’istruzione, alla sanità e spesso alla sopravvivenza che i rwandesi affrontano ogni giorno, vogliamo focalizzare l’attenzione sugli squilibri tra nord e sud del mondo, sollecitare riflessioni e sviluppare spontaneo senso critico nei ragazzi.
Illustrando i progetti e gli interventi dell’associazione sul territorio rwandese, intendiamo promuovere la cultura del volontariato, della solidarietà e dell’impegno verso gli altri.

Attraverso la cultura, i canti, gli oggetti di artigianato rwandese, vogliamo educare all’intercultura, fornendo agli studenti conoscenze che permettano loro di comprendere la realtà sempre più complessa e “globalizzata” in cui vivono; auspichiamo la formazione di conoscenze e atteggiamenti che inducono a stabilire rapporti dinamici tra le culture, creando riferimenti a temi quali i diritti dell’uomo, la cooperazione, la pace, lo sviluppo e la solidarietà.

METODOLOGIA
Si propone un breve percorso caratterizzato da:
* un incontro con un insegnante referente
* due incontri didattici della durata di due ore circa per ogni classe
* una rappresentazione teatrale “Ridirwandaridi – Racconti di bambino silenzioso” di Elisa Canfora

Incontro con insegnante:
Umudufu intende basare la propria presenza nella scuola su un rapporto di collaborazione con la stessa, avvalendosi di uno (o più) confronti con un insegnante referente. Si richiede, pertanto, un incontro iniziale, durante il quale poter delineare i contenuti degli interventi successivi nella classe, affinché sia possibile orientarsi e rimanere in linea con l’orientamento didattico dell’insegnante e con quanto indicato nel programma scolastico.

Incontri con la classe:
Durante i due incontri si affrontano temi legati alla nostra esperienza personale in Rwanda, con un’analisi dellla sua storia (in particolare quella più recente legata al genocidio del 1994), alla geografia del mondo, a riflessioni sull’attualità (situazione socio sanitaria, scolastica, educativa e stili di vita diversi).
Ci si avvale di alcuni filmati girati in Rwanda dai volontari di Umudufu, della presentazione di alcuni oggetti di artigianato locale, dell’ascolto di canti rwandesi (tratti da cerimonie religiose) e della descrizione di alcuni nostri progetti, come interventi diretti sul territorio.

COSTI
I costi previsti per la realizzazione del progetto sono:
euro 15,00 /ora per gli interventi dell’educatore nelle classi
euro 150,00 per la rappresentazione dello spettacolo teatrale Ridirwandaridi

Ridi Rwanda ridi

10 marzo 2008  
Tema: Umudufu nelle scuole

DESCRIZIONE
Ridi Rwanda ridi è un monologo teatrale ideato e interpretato da Elisa Canfora con la regia di Elisa Canfora e Dario Villa.
E’ tratto dai libri “Storia di Lemi che si innamorò di una pallina” di Paolo Sormani e “Luna Park Rwanda” di Roberto Mauri: le opere trattano della guerra che si scatenò in Rwnada il 7 aprile 1994 causando al morte di circa un milione di civili africani appartenenti alle etnie hutu e tutzi.
Il monologo narra vicende di bambini, adulti, intere famiglie e ladri di galline; tutte vite spezzate o irrimediabilmente sconvolte dal conflitto “etnico”.
Il personaggio che anima la scena è un bambino di nove anni, Lemi, che ha vissuto ed è sopravvissuto alla guerra, ma non alla malaria. A sottrarlo al futuro, ironia della sorte, non un machete ma una zanzara. Lemi, angelo vestito da bambino, torna nei luoghi dove ha vissuto la sua breve vita, che ha dovuto abbandonare all’improvviso, di fretta, di notte, insieme a parte della sua famiglia e a migliaia di connazionali in cerca di salvezza nei campi profughi.
In scena, ad accogliere Lemi ci sono pochi oggetti, ma tutti evocano ricordi di vita vissuta prima e durante i giorni di persecuzione da parte di uomini che, all’improvviso, da fratelli sono diventati nemici.
Parlando di sé, Lemi parla di tutti i bambini rwandesi; parlando della sua mamma e del suo papà racconta di migliaia di uomini e donne che, in Africa e nel mondo, vivono i drammi comuni a tutti i popoli in guerra; parlando di Butare, la sua città, parla di tradizioni popolari e atmosfere africane.

Ridirwandaridi intende, quindi, affrontare il tema della guerra partendo dal punto di vista di un bambino: l’argomento non è incentrato solo ed esclusivamente sui fatti rwandesi, ma sottolinea alcune tematiche legate alla condizione infantile in tutti i popoli in guerra.
Lemi ha vissuto un evento traumatico, non lo comprende, trova delle giustificazioni disarmanti, si interroga sul perché di tanto dolore.
Spesso le risposte non arrivano, lasciando in sospeso il personaggio teatrale e offrendo numerosi spunti di riflessione al pubblico che lo ascolta. Alcune volte, invece, le cause che stanno all’origine di certe tragedie umane, come il conflitto rwandese, sono lampanti e agghiaccianti perché estremamente semplici, perché estremamente inutili e cariche di contraddizioni.

DESTINATARI
Il monologo si rivolge a un pubblico di pre-adolescenti, adolescenti e adulti, sia per le tematiche affrontate, sia per il registro recitativo adottato.
Nell’interpretazione attorale sono predominanti le tecniche di narrazione teatrale, che in alcuni momenti vengono sostituite dalla lettura diretta dei libri da cui è tratto il monologo oppure da azioni clownesche, animate e grottesche in grado di evocare tutta la leggerezza e la giocosità dell’infanzia.
Sarebbe auspicabile la partecipazione di un numero massimo di 80 persone

Personale: un attore, un tecnico
Spazio scenico: spettacolo adatto ad allestimenti in teatro o in altro ambiente (min 5×5).
Audio: impianto di lettura e amplificazione cd
Disponibilità spazio: mezza giornata prima e 1 ora dopo la rappresentazione