Evoluzione del progetto SAD
21 giugno 2010
Tema: In Rwanda, SAD - Sostegno a distanza
Come sapete, grazie al progetto SAD riusciamo a sostenere 72 famiglie nell’area di Cyeza e Mbare e nella città di Butare. Le referenti del progetto in Rwanda negli scorsi anni sono state Suor Patrizia e Leonia, il cui compito è stato quello di selezionare le famiglie bisognose, di pianificare con loro un piano di aiuto, di visitarle periodicamente e di monitorare l’andamento del progetto compilando periodicamente le schede di ogni famiglia sostenuta.
Tuttavia, nell’ultimo anno è nata l’esigenza di modificare il progetto SAD per risolvere due lacune che esso presentava:
1. Le difficoltà di comunicazione tra noi e il Rwanda e, di conseguenza, tra noi e i sostenitori: Questo è dovuto in parte alla generale difficoltà di comunicare col Rwanda (basti dire che Suor Patrizia e Leonia a Cyeza non hanno un computer e quindi tutte le schede non possono esserci inviate via mail ma occorre che qualche volontario vada in Rwanda e che ritorni con le schede in formato cartaceo) ed in parte al fatto che i nostri operatori non sono in generale abituati a gestire la comunicazione di un progetto di questa portata. Abbiamo constatato infatti il valore del loro lavoro sul campo, come si dedicano alle famiglie e come ne seguono la situazione, ma abbiamo notato che per loro redigere una scheda seguendo i nostri standard di informazione è un lavoro completamente nuovo, tutto da imparare.
2. La difficoltà di alcune famiglie nel diventare indipendenti: Quando il progetto è partito, la nostra intenzione era di sostenere ogni famiglia per un periodo massimo di tre anni. Il progetto ha infatti lo scopo di aiutare una famiglia ad uscire dalla povertà e a diventare indipendente tramite l’attuazione di alcune attività mirate. Purtroppo per molte famiglie il passaggio non è avvenuto e alcune ricevono l’aiuto da oltre 5 anni. In alcuni casi si tratta di famiglie per cui è effettivamente difficile pensare a una futura indipendenza dall’aiuto (pensiamo, ad esempio, a famiglie con i genitori gravemente malati e non in grado di lavorare). In altri casi invece si è generata una sorta di dipendenza dall’aiuto e conseguente incapacità da parte della famiglia di “camminare con le proprie gambe”.
Per risolvere questi due problemi abbiamo pensato fosse necessario definire una nuova strategia di intervento. Innanzitutto, abbiamo deciso di rafforzare il team di lavoro sul campo aggiungendo una risorsa importante, cioè Agnèse, a cui abbiamo affidato il compito di coordinatrice del progetto.
Agnèse è la ex direttrice della scuola primaria di Kivumu, con cui avevamo già collaborato per la gestione di alcuni progetti a favore dei bambini della scuola primaria. Si tratta di una donna estremamente competente, con una grande esperienza lavorativa e mossa da un grandissimo amore per la sua gente.
Abbiamo quindi definito con il nuovo team di lavoro una strategia di intervento, individuando 4 bisogni primari che devono essere soddisfatti:
– il diritto all’alimentazione
– l’accesso alle spese sanitarie
– il diritto a un’abitazione sicura e dignitosa
– l’accesso all’educazione primaria
Per le famiglie in cui questi bisogni non sono soddisfatti, sarà necessario pianificare delle attività che le aiutino a uscire dalla povertà. In particolare, saranno avviate piccole attività generatrici di reddito grazie alle quali le famiglie saranno in grado di soddisfare autonomamente questi bisogni. Le famiglie che sono in grado di soddisfare i bisogni sopraelencati autonomamente non hanno più bisogno di ricevere il nostro aiuto e saranno in grado di uscire dal progetto.
Speriamo che nel giro di due anni tutte le famiglie che sosteniamo attualmente riescano a “non aver più bisogno di noi”. Agnèse e Leonia stanno attualmente pensando a un nuovo progetto di sostegno all’intera comunità o a gruppi di beneficiari specifici da avviare quando questo succederà.
Nel frattempo, Agnèse e Leonia hanno già avviato due attività con alcune famiglie: un gruppo di famiglie è stato inserito in un progetto di coltivazione sperimentale di champignon (che potranno in parte consumare e in parte vendere ai ristoranti locali) e un gruppo di famiglie è stato coinvolto nel miniprogetto “Lapins pour la paix” (conigli per la pace). Quest’ultimo progetto prevede che ai bambini vengano consegnati due conigli. Quando i conigli si riproducono, i bambini consegneranno a loro volta due cuccioli di coniglio a un’altra famiglia del progetto, in modo da creare un avera e propria catena della solidarietà.
Nei prossimi giorni Agnèse ci invierà il report delle attività svolte in questi mesi, che sarà nostra premura tradurre e condividere con voi.
Grazie per la vostra fiducia e per il vostro aiuto, che ci permette di andare avanti!
A presto
Francesca, Mara, Luisa, Morena